L'intervento della Professoressa Cinzia Coppola spiega in modo chiaro e accessibile come è organizzato il cervello e come si formano, si consolidano, e si richiamano i ricordi.
Descrive la struttura generale dell’organo — emisfero destro e sinistro, corteccia e sostanza grigia — e illustra le funzioni cognitive come processi che permettono di percepire, registrare, manipolare e usare le informazioni esterne, prendendo come esempio quotidiano il semplice atto di rispondere al telefono per mostrare come percezione, attenzione, abilità motorie, linguaggio e competenze sociali operino insieme.
Procede poi ad una mappatura funzionale dei lobi cerebrali: nel lobo frontale evidenzia il linguaggio, la motivazione, i diversi tipi di attenzione (divisa, sostenuta, selettiva) e le funzioni esecutive — cioè la capacità di pianificare, risolvere problemi, sintetizzare informazioni, prendere decisioni e modulare emozioni e comportamenti, particolarmente importanti in situazioni nuove.
Nel lobo parietale affronta capacità come il calcolo, lo schema corporeo e le prassie, spiegando che il deficit di queste ultime (apraxia) porta all’incapacità di organizzare sequenze di movimenti finalizzati, con esempi pratici come la difficoltà nell’indossare una camicia.
Nel lobo occipitale spiega le gnosie — la capacità di riconoscere oggetti e colori — e i relativi disturbi (ad es. acromatopsia, prosopagnosia), mentre nel lobo temporale introduce la semantica (il vocabolario) e la memoria, soffermandosi sull’ippocampo come centro chiave per la formazione dei ricordi.
Sulla memoria, la Prof.ssa Coppola distingue chiaramente le fasi della formazione mnestica: percezione attraverso i sensi, selezione mediante attenzione, ingresso nella memoria a breve termine o memoria di lavoro (capacità limitata e tempi brevi, utili per compiti immediati), e trasferimento nella memoria a lungo termine quando l’informazione è accompagnata da motivazione, gratificazione o emozione.
La memoria a lungo termine è poi differenziata in memoria dichiarativa (semantica ed episodica) e memoria procedurale, quest’ultima relativa a competenze non facilmente verbalizzabili come andare in bici.
Utilizza l’esempio del topo nel labirinto per mostrare il passaggio dall’errore iniziale all’apprendimento attraverso il rinforzo e la ripetizione: la codifica delle informazioni, il consolidamento che richiede cambiamenti fisici nelle sinapsi (plasticità sinaptica, potenziamento a lungo termine) e infine l’immagazzinamento distribuito nella corteccia.
Affronta anche il richiamo dei ricordi, distinguendo recupero esplicito e implicito, e segnala fattori che influenzano il recupero come umore, contesto e segnali ambientali (ad esempio un odore che evoca un ricordo).
Parla della plasticità cerebrale: pur con la perdita neuronale legata all’età, un cervello sano può compensare tramite la formazione di nuove connessioni sinaptiche, mantenendo funzionalità cognitive elevate in anziani che coltivano stimoli adeguati.
Infine la relatrice passa dal normale invecchiamento alle condizioni patologiche: la demenza come compromissione significativa che va oltre il declino fisiologico, con l’Alzheimer come causa più nota.
Descrive gli aspetti biologici responsabili della perdita neuronale — aggregati di proteina amiloide esterni al neurone e malconformazione della proteina tau all’interno dei neuroni — e mostra come questi processi portino ad atrofia corticale e impoverimento delle reti.
Sottolinea che i trattamenti farmacologici attuali migliorano sintomi cognitivi ma non ne rallentano necessariamente l’evoluzione, e riferisce l’esistenza di anticorpi monoclonali anti-amiloide impiegati in alcuni Paesi; cita inoltre il farmaco Lecanemab, quale esempio menzionato nel seminario in relazione all’approvazione europea.
A chiusura segnala l’importanza della riserva cognitiva come strategia preventiva: istruzione, complessità delle attività lavorative, impegno in attività di svago, esercizio fisico e attività intellettuali contribuiscono ad aumentare le connessioni cerebrali e a ritardare l’insorgenza dei sintomi di demenza.
Conclude citando una frase proposta durante il seminario — la memoria ha cinque porte d’ingresso (i cinque sensi) e l’unica via d’uscita è l’immaginazione — ribadendo il ruolo attivo di apprendimento, ripetizione e stimolazione nella cura della salute cognitiva.